sabato 31 dicembre 2011

Bott(on)i di fine anno

Come ogni ultimo dell’anno, è giunto anche per me il momento di tirare le somme di quanto è stato e di snocciolare i soliti buoni propositi che, chissà perchè, hanno sempre un certo sapore effimero.
Il 2011 è stato l’anno dei progetti. Ne ho portati a compimento alcuni mentre altri sono ancora in fase di elaborazione. La stanchezza è stata tanta, così come la fame. Se da un lato ho contenuto forzatamente l’appetito, cedendo rovinosamente in questi giorni, dall’altro ho sostenuto con una certa fatica la stanchezza di alcune decisioni importanti che, disperatamente, cerco di delegare.
Insomma, poteva andare meglio ma poteva andare sicuramente peggio. Indi per cui, sfiga mia, stiamo pari e per quest’anno è andata bene così.
Effetto di una scorreggina post-cenone ;-)
I propositi del nuovo anno hanno, indovinate un po’, il sapore della bieta. Lessa, con uno spruzzetto di limone, senza sale. Insomma, devo magnà poco, scondito e, se possibile non devo magnà proprio.
Ora scusate ma devo andare a preparare il cenone.  Stasera famo i botti.
Io di sicuro. Il primo ad essere sparato via, sarà il bottone dei pantaloni!
Buon 2012!

martedì 27 dicembre 2011

Cicciabomba

Risposte al post precedente:
1.1
2.2
3.1
4.3

Mi ero fermata qui prima di essere travolta da eventi pre-natalizi, natalizi e post-natalizi. Insomma, ‘na magnata continua…invece del natale non potevamo festeggiare il ramadan???
La visita di controllo andò bene. Parlo al passato perché mi sembra che sia avvenuta mille mila giorni e chili fa. Il medico fu entusiasta della perdita di peso, un po’ meno della reazione della mia tiroide ai farmaci. Pare sia pigra. La tiroide, non io. Cioè, anche io, ma ora mi sto riferendo alla tiroide. Quindi, mentre la dieta proseguirà identicamente, è aumentata l’aliquota di ormoni da assumere.
In particolare il medico si è raccomandato per:
 Evitare i farinacei di frumento a favore di riso, soia e mais. Demonizzata la pizza soprattutto a cena
 Fare tanto tanto tanto movimento.
Ligia al dovere come sempre, subito dopo la visita,ho cenato con pizza e fritti mentre, in questi giorni di stravacco natalizio, passo le giornate pigramente in poltrona a vegetare vicino al camino sgranocchiando qual cosina di tanto in tanto. In pratica, faccio tanto movimento: quello delle mandibole.
Pur di non perdermi qualche caloria, da quasi-astemia, ho iniziato a bere vino e alcoolici. Sia mai che mi perdo qualche possibilità di imbodrillarmi.
A volte mi chiedo dove ce l’ho il tasto di autodistruzione. Vorrei scoprire in quale pertugio è situato per disattivarlo una volta per tutte. Chi non è mai stato ciccione non potrà capirmi. Io stessa stento a farlo.
Sembra così semplice: devo dimagrire, devo mangiare poco, pago profumatamente un medico per farmelo dire.
Invece non riesco a trattenermi. Anzi, più mi sforzo e più cedo.
Quando, il giorno di natale, il mio nipotino mi disse sottovoce che gli altri bambini dicevano che ero una cicciabomba,  orgogogliona come sono, ho addentato avidamente un ciambellone alle mandorle. A seguire olive e salamino tanto per gradire.
Come un drogato che va in overdose per punirsi, io, che vorrei solo sparire, non faccio altro che ingozzarmi diventando sempre più enorme. Non riesco a capire se inconsciamente sto cercando di esplodere o se il mio è solo un problema di logica. Forse hoqualche neurone invertito che mi fa fare esattamente il contrario di quello che vorrei.
Ora…ciomp, ciomp…scusatemi…ho una cosa in sospeso con un panettone farcito con crema di mascarpone.
Buon abbuffata a tutte!

martedì 13 dicembre 2011

Ave, Caesar, morituri te salutant

Sono le 17.33 e il culo a due piazze è incollato alla sedia da stamane.
Tra poco meno di un'ora ho appuntamento col Dottor M per il primo controllo ufficiale. Una sottile ansia, sottile come solo un materasso sa esserlo, comincia ad impossersarsi di me...

Cosa dirà?

1) mi troverà dimagrita e :
1.1 si conglaturerà
1.2 mi dirà che sono una chiattona infame che sarebbe stata in grado di dimagrire anche da sola
1.3 mi dirà che si aspettava un risultato migliore

2) mi chiederà se ho fatto sport e al mio ni:
2.1 mi sputerà in un occhio e mi dirà che mi sto autodistruggendo
2.2 sarà gentile e mi sosterrà nonostante una bonaria disapprovazione
2.3 scuoterà la testa sfiduciato esclamando: "sei senza speranze"

3) mi darà una nuova dieta e:
3.1 mi darà un'alimentazione a pane e acqua, ma senza pane che sennò il pane ingrassa
3.2 mi concederà un dolcetto ogni tanto perchè sono stata brava
3.3 mi prescriverà una museruola da indossare 24h/24

Se non si fosse capito, sono in piena fase "pippa mentale"...ma, dulcis in findus, il quesito principale è:
4) come reagirò dopo la visita?
4.1 farò la brava perchè devo impegnarmi per il mio bene
4.2 mi scofanerò come una porca a casa perchè "domani è un altro giorno"
4.3 farò una capatina in pizzeria e...si salvi chi può!

Ai posteri l'ardua sentenza.

giovedì 1 dicembre 2011

Rimedi casalinghi

L’uomo, fin dagli albori dell’umanità, ha avuto sempre bisogno di misurare se stesso, gli oggetti e gli eventi che gli sono accorsi nel tempo. Pensate alla vita di ogni giorno:  contenitori per misurare le capacità liquide, il metro, l'orologio, il contachilometri, il numero di scarpe e, ahimè, la taglia degli abiti, giusto per citarne alcuni.
Per noi, cuori di ciccia, ci sono diversi modi per misurare l’andamento della stratigrafia lipidica che si deposita sui nostri fianchi nel tempo. C’è, ad esempio, l’odiosissima bilancia in grado di rovinare/glorificare la giornata con un muto numero sul display. Non vorrei qui a sottolineare il masochismo di chi, sventurato, è solito pesarsi sulle bilance parlanti delle farmacie…
“Buongiorno, inserire la moneta prego”
Clic grtallantent clik
“Salire sulla bilancia e mantenere la postura eretta”
Tonf… seguito da sopirone speranzoso..
“Salire uno per volta!”
Un “ ‘tacci tua” soffocato vi esce dalla bocca, mentre date qualche pugno alla bilancia sperando che prenda in considerazione che siete uno nonostante il peso suggerisca altro. Nel frattempo, la gente in fila, comincia ad incuriosirsi al mesto ciccione che picchia disperato una bilancia logorroica.
Alla fine la bilancia si arrende al fatto che siete uno solo e, metallicamente sconsolata, emette l’ardua sentenza: “Il suo peso è di 126kg. Lei è gravemente O B E S O” ripete scandendo bene in modo da far capire a tutti, anche alla vecchia arteriosclerotica che si trova in fondo alla farmacia.
Vi guardate attorno come un ladro preso sul fatto. Tirate su il cappuccio della felpa e uscite lesti irriconoscibili. Poco male comunque: per evitare il pubblico ludibrio siete andati a pesarvi nella farmacia dall’altra parte della città dove siete solo una ciccia anonima…
Qualcuno lamenterà che le bilance di casa hanno un limite di peso oltre cui, per forza di cose, o ci si fa pesare al mercato sulle bilance per i tir oppure si ricorre all’onta della bilancia pubblica. In entrambi i casi a discapito della propria autostima… MA ORA NON PIU’!!!! Sono qui a proporvi un mio collaudatissimo metodo per la verifica dell’efficacia della dieta: IL PANZOMETRO!!! Il metodo è ancora in fase sperimentale ed è applicabile solo sulla popolazione femminile a meno di qualche maschietto afflitto da ginecomastia. Per collaudare il sistema, SOLO PER VOI, ho deciso di fare la cavia:
mediante occhiometro, ho potuto stimare un allineamento tra panza e tette, nella mia condizione di ciccia normale, detta anche condizione della beata ignoranza del proprio stato fisico. La determinazione del punto iniziale è fondamentale per la corretta riuscita dell’esperimento.
Fatto ciò, SIORI E SIORE, il sistema di rilevamento volumetrico di panza, si basa su due semplicissime valutazioni:
  1. Se di fronte lo specchio la tangente all'apice delle tette è esterna alla tangente della punta della panza, vuol dire che la vostra dieta sta portando buoni frutti (ma non mangiateli)!
  2. Se invece la panza trasborda oltre la linea delle tette urge prendere subito rimedi! E non parlo di mutandoni contenitivi!!!!

A presto per le prossime scoperte! Di seguito , solo per voi, le foto in esclusiva dell’esperimento:

domenica 20 novembre 2011

Sono una donna,non sono una santa.

Scusate l’assenza ma sono stata presa da un grande evento personale. Evento che richiesto un’inaugurazione, un rinfresco, un aperitivo e mille altre occasioni di pura tentazione.  Solo ieri ero sola nel grande salone, tavolo imbandito, a portare piatti in tavola prima dell’arrivo dei commensali. Piatti di dolcetti, torte rustiche, sofisticherie culinarie, trionfi di creme, zozzerie al cioccolato, montarozzi infami di calorie…ma io, ligia non ho toccato nulla.
Ferma sui miei propositi e sui miei tacchi traballanti, ho sorseggiato un caffè amaro mentre tutti gozzovigliavano. Non ho toccato nieeeeente, orgogliosa della mia forza.
Il problema è stato dopo.
Quando tutti sono andati via, è rimasta una montagna di roba a sussurare il mio nome dal tavolo. Un richiamo subdolo quanto invitante…Ho cominciato a riassettare ma, come Ulisse, cercavo di resistere al canto melodioso dei bignè al triplo cioccolato, seducente nella sua rotonda fragranza, lussurioso nelle lingue di cioccolato filanti che colavano dal piatto come ambrosia…
Forte forte forte, devo essere forte! E’ cacca, è veleno! resisti resisti!!!
Solo uno, che vuoi che sia! Assaggiane uno!
Né uno, né nessuno, resisti!
Uno, uno solo!
Nessuno!!!
Solo una leccatina ad un baffo di cioccolato!
Non lo fare! Non riuscirai a fermarti!
Annusalo soltanto…
Non lo fare, il naso è troppo vicino alla bocca!!!
Provalo! Provalo!
Che dire: sono una donna, non sono una santa. Inerme di fronte la lotta pissicologica tra il barlume di coscienza e il mostro della pancia, ho peccato! Legata ad una sedia, con una fetta di prosciutto sugli occhi e le mani legate da lacci di liquirizia, ho lottato strenuamente ma un cioccolatino e un bignè mi sono entrati prepotentemente in bocca e precipitati giù giù per il gargarozzo! Non volevo, lo giuro! Sono stata vittima delle circostanze! Vostro onore, mi appello alla clemenza della corte! Trattasi di momentanea incapacità di intendere e di volere!

venerdì 4 novembre 2011

Esercizi per lo sviluppo della (s)Pazienza

"Lo sai che ti vedo dimagrita?"
"Dici?"
"Sììì, hai il viso scavato!"
Scavato. Per scavare il mio viso ci vorrebbe l'abilità di Fidia e l'uso di un martello demolitore.
"Mah, io mi sento uguale..."

"Ma no, hai anche la pancia sgonfia!"

Sgonfia? L'unica cosa che mi si sgonfia è la ruota dell'auto, quella anteriore destra, proprio quella che sbatto sempre contro qualche marciapiede.
"Mah, io mi sento uguale..."
"Comunque sei stata bravissima, io non ce la farei ad essere così ligia come te! Te lo dico per esperienza, io sono sempre stata grassa, so che è difficile dimagrire! Prima o poi dovrei farmi coraggio anche io e iniziare, sono un maiale!"



Signori avete assistito al colloquio tra "55kg dichiarati x1,70 di altezza" e "120kg palesi x 1.60 di bassezza".
E_non_aggiungo_altro se non:


domenica 30 ottobre 2011

Sopravvivere al buffet

Come già detto, iniziata la dieta sono iniziati gli inviti. 
Uno di questi è stato un buffet a cui ogni invitato doveva portare qualcosa da mangiare. Una cosa semplice all’apparenza, ma deleteria in pratica! Quando ti dicono di portare qualcosa a tuo piacimento, nessuno porta insalata o riso lesso scondito, di solito c’è la gara a chi porta la porcata più goduriosa e ipercalorica che lasci tutti di stucco! Chi non ha mai desiderato che, portando una pietanza a tavola, tutti i commensali ne facessero incetta lodando la cuoca e chiedendo supplici la ricetta. Io non sono stata da meno. Ho passato giorni a rimuginare sulla ricetta di sicuro successo, quella grondante calorie, che ti appioppa due chili solo a sentirla nominare. E così è stato.
Sono arrivata al buffet che sul tavolo c’era ogni ben di dio. Spiattellati sul tavolo trilioni di calorie, ingorghi di burro e colesterolo, filamenti di mozzarella fusa come stelle filanti, spanne di prosciutto figlio di un’ecatombe suina, immancabili lasagne in tutte le varianti possibili, ciotolone di pasta e fagioli alla scorreggiona, torte rustiche trasudanti burro e provola, tranci di pizza millestagioni, tiramisu e torte monumentali, fiumi di zucchero e crema, montagne russe per la glicemia mentre il fegato, rassegnato, si era nascosto dietro una sedia in un angoletto.
Al via tutti si sono tuffati sulle pietanze nemmeno fossero stati digiuni da mesi. Silenzio nella stanza interrotto solo dal ciancicare delle mandibole fameliche e dagli sciacqui che l’acquolina provocava in bocca, copiosa come un fiume in piena. Sul tavolo le mani si affaccendavano a tagliare, prendere, spezzare nell’eco fragrante del rompersi delle croste di pasta condita.
Tutti erano coinvolti in questa danza della panza. Tutti tranne una.
Me medesima in persona.
Stoica come pochi sanno essere, mi sono tenuta indietro, lontano dalla tavola abbastanza per non poter allungare la mano e non troppo per essere notata. MAI FARSI NOTARE NELLA LOTTA ALLA TENTAZIONE! MAI!!!! Bisogna agire nell’ombra come spie, silenziosi come serpenti, acuti da non farsi notare. Perché?
Lo sapete bene. Immaginate: un urlo garrulo che squarcia il silenzio:
“MA tu perché non mangiiiiiiii???????? Non dirmi che sei a dietaaaaa!”
attirando su di voi tutta l’attenzione del mondo! Tutti vi fisseranno e vi vedranno come un essere alieno, come se una metamorfosi improvvisa vi avesse rese grassi, così diverse da loro, infinitamente magri!
Silenziosi tenetevi da parte, imparate la tecnica: mentre tutti si abbuffano fate finta di scrivere un sms o di telefonare. Ma non esagerate, qualcuno potrebbe pensare che state scrivendo la Divina Commedia. Dopo la prima ondata al tavolo, di solito la gente comincia a ritrarsi, qualcuno si siede, si forma qualche capannello di persone che si fermano a parlare. Questo è il momento in cui potete avvicinarvi al tavolo. Ricordate:
NON GUARDATE SUL TAVOLO: qualcuno potrebbe scambiare il vostro sguardo per cupidigia
NON GUARDATE A TERRA: qualcuno potrebbe pensare che non avete il coraggio di fissare le pietanze per paura di non resistere e buttarsi sul tavolo grufolando
Sfoderate un sorriso, guardate la gente attorno a voi, prendete un bicchiere e riempitelo d’acqua. Avvicinatevi agli amici e parlate sorridendo, nessuno guarderà cosa state bevendo, penseranno solo che, dopo mangiato, state sorseggiando una qualsiasi bevanda. Cercate di essere rilassate, è una piccola rinuncia che state facendo per voi e per il vostro bene!
P.S. Diciamocela tutta. Gran parte delle considerazioni su fatte sono frutto delle mie insane pippe mentali. Nel 90% dei casi, dubito che qualcuno si soffermerebbe a valutare quel che mangio. Quindi fatevi forza e non badate agli altri, se proprio non ce la fate a resistere, assaggiate un po’ di tutto senza esagerare, non è con una sera di privazioni che risolverete il problema! E’ finito il tempo in cui, dopo qualche sacrificio mangereccio, speravo di svegliarmi improvvisamente magra J

domenica 23 ottobre 2011

Come ci vedono gli Altri

Iniziata la dieta, ovviamente, sono fioccati gli inviti a cena.
Non c’è niente che favorisca la vita sociale come l’impossibilità di gozzovigliare.
Ricordate: meno potrete mangiare, più inviti otterrete.
“Stasera no, grazie. Ho da stirare, ho tutte le mutande strapazzate”
“Ehm, facciamo un’altra volta? Il cane ha la diarrea! Sì, lo so che non ho un cane, parlavo di quello del vicino!”
“Domani? Mi spiace, purtroppo domani devo ritinteggiare casa.”
“Stasera dal porchettaro? Ehm, no scusa, ho dei problemi alla prostata, facciamo un’altra volta, ti chiamo io!”
Poco importa che non avete una prostata, ogni scusa è buona per divincolarsi dal boicottaggio inconsapevole degli amici. Peccato che la cosa, a lungo andare, vi costi la perdita di qualche amicizia. Eh sì, perché, a volte, succede che qualcuno non capisca come possiate rifiutare una seratina da “Lo zozzone”, quel ristorantino casareccio che vi piace tanto. Inutile dire che state cercando di perdere disperatamente qualche chilo, la risposta sarà sempre la stessa: “Tu? Dimagrire? Ma se stai B E N I S S I M O!!!”
Certo, sto così bene, che me vojono fa pagà l’ici per il monolocale che mi porto dietro al posto del culo.
Inutile. Sarà amore cieco o menefreghismo ma difficilmente un amico ci vede chiatte così come ci vediamo noi. Di qui nascono le incomprensioni. Terribili, tragicomiche incomprensioni.
Ricordo che all’università, già palesemente obesa, parlavo spesso con un 45kg di biondaggine. Parlando di peso, LEI OSAVA LAMENTARSI con me dei sui problemi di cellulite! Dei cuscinetti bastardi che le si piantavano sui fianchi che, no, non se ne volevano proprio andare. Così diceva mentre si ingollava l’ennesimo kinder bueno e agitava il biondo capello boccoloso attirando concupiscenti sguardi maschili. Dall’alto della mia insalatina scondita, guardandola sdegnosa, lo confesso, ho sempre pregato in:
“Dio, se non puoi farmi dimagrire, fa che almeno ingrassino gli altri!”

Comunicazione ai lettori

Alla persona che è arrivata sul mio blog scrivendo:
"SAGGEZZA DEI SUOCERI"
dico solo:

Ahahahahahaha! Burlone!!! Questo blog parla di cose serie, mica di fantascienza!

giovedì 20 ottobre 2011

Riassunto delle puntate precendenti

Oh, santa polpetta! Ho perso due settimane di aggiornamento!
Recupero immediatamente!
Dieci giorni fa ho incontrato il Dottor M che, più che una dieta, mi ha dato le linee guida per il ramadan. Niente sale, niente farinacei e una serie di alimenti esclusi che, ad un prima lettura, m’è venuto spontaneo dire: “Non facciamo prima che mi dice solo quello che posso mangiare?”
Ma andiamo per gradi! Quando sono andata dal Dottor M per portargli l’esito delle analisi, ho avuto una due fortune pazzesche degne dell’imponenza del mio lato B: ho trovato subito parcheggio e non ho fatto anticamera nonostante la sala d’attesa fosse piena. Colta da euforia, ho dato il peggio di me sfoggiando  alcune mie pirle di saggezza.
Ad esempio,  mentre guardava le analisi e tutti i valori perfetti (a parte la curva dell’insulina), vedendolo perplesso, gli ho detto: "Eh, lo so che sono una cicciona anomala, ho le analisi perfette"
e lui: "E' vero, mai vista una roba del genere!"

Inoltre, mentre era andato a consultarsi con una collega ed io ero rimasta sola nella stanza, all'improvviso era entrata una dottoressa con una donna incinta scusandosi per l’invadenza perché tutte le stanze erano occupate e lei aveva necessità di pesare la paziente.
Durante la pesata, la tizia, incinta al nono mese, era un po' agitata al che la dottoressa le ha detto: "Eh, la prova bilancia è sempre un problema!"

Le rispondo io: "Non lo dica a me!" e giù a ridere…
Al termine della pesata, 60kg (meno della metà di me!!!), la donna incinta cerca di giustificarsi dicendo: "Saranno i vestiti, a casa peso di meno!"
e la dottoressa "Tutte le stesse scuse!"
e io "Signora, non mi dica che ha le ossa grandi anche lei" e giù di nuovo tutte a ridere.
Insomma, le figure di mmmerd mi venivano spontanee come i brufoli dopo un’abbuffata di cioccolata.

Finito il momento Zelig, il Dottor M è rientrato e mi ha detto che il problema del mio non dimagrimento è un eccesso di insulina sotto carico. Per questo motivo, al fine di favorire il naturale dimagrimento, dovrò fare una cura iniziale con metformina (“e taaaaaanto movimento” ha detto il dottore) ed eliminare i prodotti che sollecitano la risposta insulinica. Quindi via pasta e pane a favore di riso e gallette di riso. Più una serie di alimenti esclusi di cui, onestamente, faccio benissimo a meno. Adesso che son passati 10 giorni mi sento notevolmente meglio. Sarà che il livello di insulina è più contenuto ma non ho la fame perenne di prima. Prima avevo fame appena finito di mangiare. Ora mi sento sempre sazia e, si sa, i peccati di gola si domano meglio quando la panza è satolla.
Inoltre ho cominciato a fare più movimento ma questo ve lo racconto prossimamente!

mercoledì 5 ottobre 2011

Di quella volta che i biscotti al cioccolato tentarono di farmi fuori.


Dopo la visita medica e gli esami clinici, sono in attesa dei risultati.
Ansiosa all'ennesima potenza, mi rivedo come, anni fa, ancora studentessa, col naso all’insù a spiare impaziente sulla bacheca della scuola per vedere se ce l’avevo fatta un’altra volta mentre oggi, ad anni di distanza, stropiccio tra le mani il talloncino per il ritiro dei risultati: lo guardo e lo riguardo sperando che l’attesa riduca i tempi e che la prossima settimana arrivi ora, in un battito di ciglia, in barba ad Einstain e alle sue teorie.
Il mentre che passa tra l’esito dei risultati e l’elaborazione della cura, è un che di straziante, sia a livello mentale che mangereccio. L’ansia di sapere, per chi ha già disordini di tipo mentalimentare, si sfoga, indovinate un po', sul cibo, corroborata dal fatto che
“tanto dopo non posso più perchè poi mi metto a dieta seriamente”
“meglio un gelatopistacchio e cioccolato oggi che un cremino domani”
“tanto va la gatta al lardo che ci lascia la zampone”
E altri luoghi comuni atti a giustificare penosamente il tentativo vano di arginare la voragine che si è aperta nel triangolo delle bermuda formatosi tra testa, cuore e panza.
Questa dicotomia permanente tra il “resisti” del barlume di coscienza e il  “se non ora, quando?” del mostro della pancia, può portare a sfociare in comportamenti che hanno dell’assurdo, che sono riprovevoli e che farebbero vergognare chiunque, me compresa. Per questo qui mi confesso e ammetto le mie colpe e le figure da coprolita di brontosauro al fine di ricordarmi sempre di questi giorni, sperando che restino passato.
Accadde oggi.
Mezz’ora fa circa, per dirla tutta.
Stavo pranzando con la collega: insalata scondita, 40g di pane e 40g di crudo. ‘na roba che l’uccelletti della vicina morirebbero di fame.
E non è che mi dispiacerebbe visto che cominciano a cantare all’alba. Tutte le albe di tutti i giorni che dio manda in terra, festivi inclusi. Che gatto vi colga!
La mia collega chiocciava, mentre addentava un paninazzo doppio strato di culatello infarcito con mozzarellone campano: “Come sei brava! Ma come fai a mangiare così poco!”
“Beh, io non mangio molto…” ho risposto mentre il Barlume di coscienza mi gridava nella testa “A buciarda infame!!!!”
Dopo pranzato ho proposto una camminata. Una camminata che mi ha visto tornare barcollante, sudata come solo Bonolis sa esserlo, con una lingua penzoloni simile ai materassi che vende Mastrota e ansimante come un carlino.
Molto consolante direi, considerando che ho appena 30 anni.
Al rientro mi sono ricordata che avevo con me dei biscotti al cioccolato che avevo comprato per la pausa caffè in ufficio. Il Barlume di coscienza, sapendo che il proibizionismo non funziona mi ha detto:
“Offrine uno alla collega, se lo vuole ne prendi uno anche tu. UNO. E che sia UNO!”
Nel mentre, il mostro della pancia si era già impossessato della mia mano, approfittando della mia temporanea incapacità di intendere e di volere, e mi aveva buttato in gola 4 e dico 4 biscottoni al cioccolato!
Proprio in quel momento sento la collega avvicinarsi alla mia stanza!
Barlume di coscienza mi ha urlato: “Sei una cacca pestata di Chihuahua! Sei l’esempio vivente dell’assenza di forza di volontà, metteranno la tua immagine su Wikipedia sotto il termine Abulia! Almeno evita la figuraccia e nascondi le tracce!”
In fretta e furia ho cercato di inghiottire il bolo di cioccolato, ho ficcato la scatola di biscotti in borsa e mi sono buttata a terra facendo finta di cercare qualcosa mentre tentavo di buttar giù il boccone.
“Che fai sotto la scrivania?”
“mmmniente, ciomp ciomp, sto ceccando la penna” ho detto cercando di buttar giù il boccone infame.
“Che mangi?”
“mmmniente! Sto ceccando la penna!!!”
“Certo… vuoi un po’ d’acqua?”
“Gno…”

Signori, la dignità di una donna vale 4 biscotti al cioccolato?

martedì 4 ottobre 2011

E ho detto tutto...


Nell'attesa che il medico mi dia un responso e una cura, sto subendo un processo evolutivo di dubbia riuscita.
Oink.

martedì 27 settembre 2011

E fusse ca fusse la vorta bbona!

Il Dottor M, l’ho conosciuto per caso su internet.
E no, non è un veterinario.
Era uno di quei giorni di scazzo in cui navigavo alla deriva nel web. Ho trovato il suo nome, inizialmente, su vari forum che ne parlavano benevolmente poi, incuriosita, ho approfondito con una ricerca più mirata.
Individuarlo e prenotarlo è stato un tutt’uno. Pippe mentali a parte s’intende.
“E se mi tratta male? E se mi dice che sono una cicciona solo perché non riesco a chiudere la bocca? E se mi da la classica dieta prestampata? Se mi dice pure lui che ad Auschwitz non c’erano obesi, giuro, lo picchio.
La visita è stata piacevole come può essere piacevole per una balenottera umana, spogliarsi, tutta ignuda, di fronte ad un uomo che cerca di mozzicarti le cicce con un plicometro.
Nonostante ciò, il Dottor M è stato molto piacevole ed affabile, ha cominciato con una semplice frase:
“Ciao Cuorediciccia, cosa ti ha portato a venirmi a trovare?”
“ Ehm, sento che il mio corpo mi sta sfuggendo di mano, sto subendo dei processi che mi portano a dubitare seriamente sull’evolversi della mia femminilità”
“Ad una prima occhiata mi sembri una donna”
“Dottore, al giorno d’oggi, non si può mai dire”.

Conversazione sciocca e banale, ma non è capitato raramente che qualche dottorone mi approcciasse dicendo: 
“Signora lo sa che deve dimagrire?”
“Ma dai, ne è sicuro? e io che passavo qui per caso! Ero indecisa se farmi la manicure o venire qui da lei!”

Fatto sta che il Dottor M si è mantenuto sul tono scherzoso restando professionale, mi ha dedicato tempo e soprattutto spazio. La visita è durata due ore. Due ore in cui mi ha parlato del mio corpo spiegando i processi che lo tenevano su e che lo portavano a trasbordare come schiuma da un boccale di birra. Quando la segretaria l’ha interpellato perché la gente in sala d’attesa era divenuta impaziente, lui ha risposto perentoriamente che c’ero io e che al mio problema avrebbe dedicato tutto il tempo necessario.
Insomma, me lo sarei sposato in quel momento! Mai capitato un medico così!
Si attendono prossimi sviluppi!

lunedì 19 settembre 2011

Sono una donna, non sono una santa.

Da quando la mia collega sa che sono a dieta mi porta, un giorno sì e l'altro pure, un cornetto alla crema.
Il mio preferito.
Fragante.
Profumato.
Obeso di crema pasticcera.

Esiste qualche attenuante per l'omicidio derivante dall'istigazione alla gola?

domenica 18 settembre 2011

Lotte improbabili

Dopo aver sfogliato tutte le riviste disponibili della serie “Vivere magri e belli”, essersi aggiornati sul trilione di siti dedicati al dimagrimento, dopo i corsi di aggiornamento on line con docenti del calibro di Rosanna LaBertuccia, sono pronta per iniziare. Ho una cultura dietologica da far invidia, conosco tutti i processi metabolici di quel carcassone del mio corpo, mi sono aggiornata su tutte le nuove diete provenienti dall’Ammmerica
 Apro e chiudo una parentesi: com’è possibile che tutte le novità in campo dietologico vengano da un paese che ha il più alto tasso di obesità nel mondo? Due sono le cose: o ci prendono per il cuculo oppure non si applicano.
Dicevamo: forte della mia conoscenza approfondita, ho elaborato una dieta che si adatta perfettamente alle mie necessità. Sei giorni di fame ascetica e settimo giorno di stravaccamento da sfruttare nelle uscite fuori con gli amici.
Durante la settimana mi nutro così frugalmente che, un giorno, un barbone, vedendomi rosicchiare una carota, mi ha offerto metà del suo panino. Stoica ho rifiutato e sono passata a mordere un finocchio.
Il settimo giorno, come fece già a suo tempo il creatore, mi sono riposata: sono uscita e mi sono dedicata ad ogni bendiddio di ipercalorico che esista al mondo tra lo sguardo attonito degli amici che dicevano “Ma non eri a dieta?”. “Oggi è libero” ho ripetuto fiduciosa.
Certo, libero di recuperare i sei giorni precedenti. Chi non ha mai sofferto di obesità, non può capire il meccanismo che si crea. Essendo una malattia prettamente mentale, essere privati del cibo è come entrare in una sorta di crisi d’astinenza. Ritrovarselo di fronte fa vacillare la mente e la gola.
Il metodo dei 6 giorni + 1 funzionerebbe se si riuscissero a concentrare tutti gli eventi mondani in unico giorno. Purtroppo però:
“Dai, stasera andiamoci a prendere un gelato!” Certo, domani non mangio pane e recupero
“Stasera c’è la pizza no limits al nostro ristorante preferito, andiamo?” Ok, domani mangerò solo insalata
“Ho preparato un dolce, devi assolutamente provarlo” Vabbè, se proprio insisti…
E così tutti i buoni propositi vengono annegati in una cucchiaiata di profitterol cioccolatosi.
Forse l’unico modo per farcela è rinchiudersi in una capanna su di un eremo, lontano dal mondo, nutrendosi di radici. O forse no…
quante calorie avrà un mezzo chilo di capanna alla brace???

venerdì 9 settembre 2011

Pirle di saggezza: come dimagrire

Nel momento in cui decidiamo di metterci a dieta, di solito cerchiamo d immergerci in un’omertà assoluta. E’ difficile che qualcuno di sua spontanea volontà esordisca dichiarando di essere a dieta, a meno che non lo dica per evitare di assaggiare qualche catastrofe culinaria che gli propina la suocera convinta di essere la reincarnazione di qualche chef del passato. Pur mantenendo l’assoluto riserbo, purtroppo, bastano pochi gesti per essere drammaticamente scoperti.
Secondo la legge di Murphy, appena deciderete di mettervi a dieta,infatti,  attorno a voi si aprirà un lungo periodo di sagre culinarie con una sfilata di leccornie che qualcuno vi propinerà da assaggiare ASSOLUTAMENTE:
“Dai, prova la crostata di cozze ai mirtilli, l’ho fatta io, sto seguendo un corso di cucina in dvd!”
“Ehm, no grazie, sto bene così….”
“Eddai, mi offendo!”
“Non mi va, davvero, la provo dopo”
“Ma che stai a dieta???”
“io, no, assolutamente! Lo giuro!”
“Allora magna qua!”
Oppure sarà facile esser scoperti se, a pranzo, invece del solito McFraschett, un panino con triplo strato di porchetta, vi vedranno piluccare un tristissimo riso in bianco accompagnato da un petto di pollo lesso morto suicida per la depressione. Inutile dire che avete un po’ di gastrite, che ieri avete mangiato tanto, che avete lo stomaco in subbuglio o che Montezuma ce l’ha con voi. Non vi crederanno e sarete condannati ad uno dei drammi maggiori che un ciccione a dieta debba sostenere: i luoghi comuni del dimagrimento. Scagli la prima caciotta chi, messo alle strette da un conoscente desideroso di condividere le proprie pirle di saggezza dietetiche non richieste, non si sia sentito dire:
“Per dimagrire basta mangiare le cose in bianco, senza sugo "  Cose bianche come il burro?
“Basta che non mangi pane, pasta e dolci” e la variante più estrema “Non devi mangiare carboidrati”. Quest’ultima ha anche la variante temporale “Non devi mangiare carboidrati dopo le 15”. Certo, però prima di iniziare devo sincronizzare l’orologio del mio metabolismo sul mio fuso orario.
“Mangia l’ananas che scioglie i grassi” Con tutta l’ananas che ho mangiato, sono diventata socia dell’Uomo del Monte
“Bevi tanto! Usa l’acqua che elimina l’acqua!” Ma se si autoelimina, che me la bevo a fa?
“Mangia tanta insalata, hai mai visto una capretta cicciona?” Le capre no, ma conosco certe mucche che tengono una panza che fa provincia
“Bevi tanto caffè, la caffeina ti tiene sveglia e ti fa bruciare” Al momento mi rende molto irritabile, direi quasi che mi rode il culo perennemente
“Comprati l’elettrostimolatore che vendono in tv, 3 minuti al giorno e ti sparisce la pancia” Intanto me spariscono 100 euri e, suppongo che spariranno solo e soltanto quelli.
“Usa la crema anticellulite, la metti ogni sera e ti affina” Per affinarmi ci vorrebbe un’affettatrice indefessa
“Bevi litrate di the verde, ti scioglie tutta la ciccia” Ho bevuto tanto di quel the verde da essere socia onoraria del commercio equo e solidale
“Fuma così non mangi” Eccerto, magra ma con il cancro
Ecc. Credo si sia capito l’andazzo.
Finora, ho elencato i consigli più comuni a fin di bene. Ovviamente c’è sempre lo stronzo di turno, quello che ti dice:
“Basta che ti fai cucire la bocca” così ti risparmi di essere mandato a ‘fancuore?
“Hai mai provato a fare la dieta?” meno male che me l’ha consigliato, altrimenti non ci sarei mai arrivata
E, dulcis in fundo, un classico dei classici, dettomi da un dietologo molto accreditato:

"Nei campi di concentramento non c'erano grassi "  Perché lei c’è stato?

Insomma, diciamocelo, la vita di un ciccione a dieta non è delle più facili. E nemmeno quando si dimagrisce va meglio! C’è sempre un cretino che ti approccia dicendo:
“Oh mio Dio, sei dimagrita tantissimo, ma che stai male??? Non è che hai un male brutto e non me lo vuoi dire?”
Ecco…a questo punto fatevi una bella grattatina apotropaica, mandatelo a quel paese e andatevi a comprare un gelato. Alla dieta ci pensiamo domani.
Domani, ce lo insegnano, è un altro giorno.

sabato 3 settembre 2011

L'insostenibile leggerezza dell'essere


Finite le vacanze estive, il rientro nella quotidianità è sempre uno shock:  la vista dei volti lunghi e depressi dei colleghi, i rincari dei prezzi, il lavoro accumulato, la polvere ammassata in casa mentre voi eravate assenti e, soprattutto, dulcis in fundo, il verdetto della bilancia. Non importa quanto siate stati attivi – scarpinate in montagna con tanto di lingua a penzoloni spessa quanto un materasso in lattice di ultima generazione, lunghe passeggiate in riva al mare che conducevano dritte dritte al gelataio dello stabilimento, corsetta mattutina nel parco schivando cacche di cane – la pesata da rientro vacanziero è sempre un colpo al cuore. Tre chili non ve li toglie nessuno. Se siete fortunate.
Personalmente quest’estate mi ero prefissata di camminare molto. E l’ho fatto.
Mi svegliavo all’alba e mi incamminavo fino al mare. Un chilometro circa di una stradina immersa nella campagna, schivando ad ogni abitazione, qualche cane incazzato nero contro il mondo e pronto ad affondare i suoi denti nelle mie chiappe rotonde. Arrivata in spiaggia, mi immergevo fino a metà polpaccio in acqua e cominciavo a camminare. A lungo, molto a lungo. Ad ogni passo mi illudevo di sentire la ciccetta sciogliersi in mare. Vedevo nella mia mente, dietro di me, le mie impronte sulla spiaggia contornate di chiazze d’unto manco che il mio corpo in dimagrimento fosse una macchina con la coppa dell’olio rotta. Quando la spiaggia cominciava a popolarsi, facevo un lungo bagno e ritornavo a casa.
Pesarsi e trovare 3 chili in più mi ha fatto scoprire una grande verità: passeggiare sulla riva aiuta ma non risolve i problemi di cellulite: è acqua di mare, non acqua di Lourdes!
Fatto sta che ora bisogna rientrare nei ranghi e, soprattutto nei vestiti. Che la dieta cominci!

mercoledì 17 agosto 2011

chi fa da sé ha paranoie per tre


Il mare, per i  cuori di ciccia come noi, è un’esperienza drammatica perché, come già raccontato, richiede una forte dose di coraggio e rassegnazione per esporsi al pubblico ludibrio.
Scagli la prima polpetta chi di voi, preparandosi per il mare, non ha mai pensato: 
“E che figura di cacca co’ tutti sti rotoli che sembro lo sponsor della carta igienica! Sarà pieno di strafighe, me lo sento. E in mezzo a tette sode, gambe chilometriche e culi a zainetto, la mia ciccia traballante sarà in bella vista. Mi eleggeranno santa patrona di Ariccia, stavolta non la scampo”.
E via con la preparazione:
  • costume di due taglie più piccole per contenere la panza. Le tette tracimeranno come pendii franosi e le cosce si scaveranno prepotentemente in cerca di libertà.
  • Copricostume con pareo ricavato dalla tenda del salotto, avvolto lungo tutto il corpo modello mummia egizia. Così, tanto per passare inosservate.
  • Capelli sciolti modello copri triplo-mento. Oppure legati tiratissimi nella speranza di allungare il viso.
  • Occhiale da sole king-size per coprire il copribile e dare un aspetto misterioso. Illuse.
  • Ciabattone col tacco perché il tacco slancia. Anche se camminerete come papere sulla sabbia.
  • Protezione solare -18, ovvero olio di semi superabbronzante perché il nero sfina.
  • Trucco da mignottone per attirare l’attenzione sul volto e non sul resto. Confidiamo sempre nel vicino di ombrellone orbo.
  • Giornale di gossip truculento, da nascondere accuratamente nell’ultimo libro di Umberto Eco. Della serie: non sono grassa, è la mia cultura che fa volume
  • Frutta fresca per il pranzo: oggi dieta. Anche se poi vi ritroverete al bar dello stabilimento ad ordinare 3 panini, uno per voi e gli altri due per i vostri figli immaginari.

Arriva infine il momento in cui siete in spiaggia e dovete spogliarvi: panico. Vi sentite gli occhi di tutti addosso. Temete di essere arpionate dal primo capitano di passaggio. Dopo un’estenuante lotta col vostro cervello, vi spogliate in un nano secondo e vi spiaggiate che, distese, la pancia sembra piatta. Sembra.
Una volta in posizione rilassata cominciate ad osservare i vicini di ombrellone e vi accorgete che un buon 80% delle vostre pippe mentali è assolutamente immotivato: i malati del fitness e i magri di natura sono una vera rarità! Molte delle persone che vestite sembrano magre, una volta in costume, sfoggiano una pancetta degna del festival de l’Amatriciana! Intorno a voi è un fiorire di lardelli e pelli flaccide, dai più piccoli ai più grandi. Dalla tardona iperabbronzata con la pelle ipotonica da tartaruga, alla ragazzina con la panzetta e il bikini giro-fica, nessuno presta attenzione a voi. Nessuno vi guarda, nessuno vi giudica, nessuno vi considera.
Anzi.
Caso vuole che siate voi dalla parte dell’Inquisizione. Abituate a prendervi per il culo su tutto, lo sfottò sugli altri vi parte in automatico: e quella è troppo magra, e quella è troppo grassa, e quello ha il pacco in bella vista, e quello è pipino il breve, e quella me pare la nonna de mi nonna. Questo finché siete sole.
Se, per sciagura, il vostro compagno, magrissimo* decide di sdraiarsi accanto a voi mentre siete in fase “Alfonso Signorini", comincia l’assillo de: “guarda quella cicciona? Come sono rispetto a lei? Più magra o più grassa? Rispondi SINCERAMENTE. Chi ha il culo più grosso? Mica sono così, vero? Oppure sono più grassa? Oddio, rispondi!”
Nonostante i 40° all’ombra, Il poverino comincia a sudare freddo, conscio che qualsiasi risposta sarà sbagliata.
Mai dialogare con una donna della sua ciccia, della sua età e del suo numero di fidanzati. Mai.
Non vi sorprenderete certo se lui si alzerà veloce, correrà verso il mare e si tufferà precipitosamente sparendo tra i flutti mentre voi, sardoniche, resterete in attesa di una risposta che, sapete benissimo, in ogni caso, non vi soddisferà.


*stranamente, più una donna è chiatta più il suo uomo è magro, e viceversa. Per le coppie omo non sono aggiornata.

domenica 7 agosto 2011

Ciccia all'aria

Le vacanze al mare: croce e delizia per chi ha qualche problema con gli effetti che la forza di gravità terrestre produce sulla bilancia. Se da un lato è il periodo migliore per far fuori gelati e gelatai, dall’altro la prova costume miete vittime dalla taglia 38 alla taglia tendone da circo. Per tutti, siano essi ciccioni veri, presunti o frutto di qualche problema di dismorfismo, mettersi tutti ignudi su una spiaggia è un evento a dir poco traumatico. E’curioso osservare come nella nostra società sia più facile e tollerabile che un nudista si metta col wurstel all’aria piuttosto che una donna mostri la cellulite in spiaggia.
Per questo motivo, ogni anno, dopo i bagordi pasquali, scofanato l’ultimo uovo di cioccolato - che, diciamocelo, abbiamo mangiato così di gola e  voracemente da avere il cagozzo per tre giorni di fila -  subentra il famigerato periodo della dieta per la prova costume. Su tutte le tavole è un fiorire di insalata. Scondita oppure con un cucchiaino di olio – il che è lo stesso: un cucchiaino di olio in una ciotola di insalata fa lo stesso effetto della fenice: che vi sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa! – l’insalata, insieme a cetrioli e finocchi, sono dei salva dieta naturali. Qui apro e chiudo una piccola parentesi:
Oh, tu, creatore, ascolta la mia domanda: di quale grave peccato ci siamo mai macchiati per doverci colpire così atrocemente permettendo ad un finocchio di avere 9kcal/h e alla nutella 550kcal/h? Perché non hai permesso il contrario? Sei ancora incazzato per quella storia della mela?
Il periodo della dieta pre-mare è fatto di tanta verdura, pescetto bollito, petto di pollo alla piastra, zucchine lesse e di quant’altro sia in grado di abbattere la libido mangereccia di un individuo. Ai giorni di dieta feroce, contraddistinti da incazzatura facile, nervi a fior di pelle e forti istinti omicidi, si alternano le cene rituali con gli amici a base di pizza e fritti e i giorni dedicati alle abbuffate compulsive dovuti alla delusione, alla necessità di compensazione o alla semplice fame: cazzo, sono giorni che vi nutrite solo a merduzzo lesso!
Alla fine dei conti, il giorno prima della partenza per il mare, vi rendete conto di essere in perfetto pareggio tra le giornate di cibo a morte e quelle di digiuno ascetico. I numeretti sulla bilancia sono gli stessi del mese precedente se non più alti per una mera perfidia della bilancia che si è starata solo per vedervi strabuzzare gli occhi dall’orrore. Fatto sta che ormai il tempo della speranza è finito e subentra quello della rassegnazione. Andate meste a comprarvi un costume. Fate caso alla faccia delle donne che comprano i costumi, vi raccontano una storia di fallimenti, prove, pizze con la mortadella e di digiuni coatti.
A meno che non siate poco più che adolescenti con un fisico da manico di scopa o non vi siate appena rifatte le tette nuove, la ricerca del costume non è finalizzata a trovare quello più bello che vi faccia cuccare, bensì è focalizzata fortemente alla ricerca di un costume che sia coprente, snellente, rimodellante, che tenga su tette e culo ma appiattisca la pancia. Insomma, state cercando un incrocio tra un chirurgo plastico e un miracolo.
Dopo aver sborsato uno sproposito per una muta da sub rinforzata con stecche di acciaio, vi preparate psicologicamente ad affrontare il mare. Vi procurate una borsa enorme, di quelle che i killer usano per trasportare i cadaveri, e vi offrite per portare le cose di tutti. Ma non è generosità e lo sapete bene. E’ solo strategia. Manco foste la reincarnazione di Mary Poppins, riempite il borsone con paletta, secchiello, asciugamani, ombrelloni e bagnino. Ve la mettere poi strategicamente a tracolla di modo che, di profilo, nasconda quella sfera indefinita che racchiude panza e culo.
Arrivate in spiaggia la cosa si fa più difficile. Gli Altri, in un battibaleno,  hanno piazzato gli asciugamani e l’ombrellone, si sono spogliati e stanno già correndo verso la spiaggia. Voi, consegnata mestamente il borsone, cominciate un dialogo col vostro cervello per convincervi a togliervi lo scafandro che utilizzate come copricostume
“Dai, spogliati cazzo, prima o poi dovrai farlo. Fallo subito e togliti il pensiero”“C’è quella donna che mi guarda! Che vergogna!”“Ma che dici? Non vedi che è strabica e sta guardando il bagnino? Togliti lo scafandro!”“Forse se tiro la pancia in dentro si nota meno…”“Certo, così se tutto va bene, andrai in carenza di ossigeno e diventerai cianotica, si sa che i colori scuri sfinano…”“Oddio, c’è una strafiga con l’ombrellone qui vicino, chissà che risate si farà a vedermi la cellulite!”“Non ci pensare, resterà impietrita dai tuoi rotoli per soffermarsi sulla cellulite”“Grazie, eh! Sai sempre come rincuorarmi! Lo sai che ho fatto i digiuni per arrivare preparata ma non ho perso niente…”“Tho, guarda, un panino!”“Dove? Dove?”“Nella tua panza, ha ha ha ha!”“Che coscienza becera, fottiti! Ecco, mi sono spogliata, ed ora???”“Ed ora in onda il documentario sulle balene spiaggiate!!”
E così via finchè il dialogo con se stessi non prende il sopravvento sull’imbarazzo. Lo scafandro cade e ci dedichiamo a perlustrare i nostri vicini di ombrellone….
Ma questo ve lo racconto la prossima volta!

giovedì 28 luglio 2011

Di come nacque l'odio per le commesse in genere

La prima volta che ho avuto la percezione di avere qualcosa di diverso è stato all’età di 10 anni circa. Ero un po’ in sovrappeso, quel poco che permetteva a mia madre di avere scompensi cardiaci al pensiero che tutte le altre bambine erano in modalità “manico di scopa” mentre io mi avvicinavo sempre più al modello “omino michelin”.
In particolare questi scompensi subentravano quando dovevo comprare qualcosa da indossare.
La cosa peggiorava se dovevo trovare qualcosa per una cerimonia perché doveva essere qualcosa di elegante, delicato, fine, rosa, principesco, raffinato. In pratica qualcosa che io non ero, non sono ora e molto probabilmente non sarò mai.
Mia madre ha combattuto per anni contro la mia ciccia e contro la mia mascolinità.
A tutt’oggi non capisco se le dia più fastidio la mia collezione di rotolini o il mio atteggiamento truculento e cinico che poco si adatta alla sua idea di figlia ideale. Di questo, però, ve ne parlerò in un altro capitolo.
Ricordo ancora quella volta, in un negozio molto chic del mio paese, in cui mia madre cercò disperatamente degli abiti da farmi indossare ad un matrimonio. Ossignur, come dimenticare lo sguardo scocciato e infastidito della commessa e il senso di imbarazzo di mia madre. A me la cosa non importava, avrei imparato poi negli anni a sentirmi mortificata. In quel momento ero solo scocciata dalla contrattazione e dal cambio d’abiti continuo. L’unico dispiacere che provavo era verso mia madre perché la vedevo disperata e non sapevo come aiutarla. Provando gli abiti, cercavo di tenere la pancia in dentro il più possibile per farmi entrare quegli straccetti che mi proponevamo ma, si sa, il volume non sparisce, al più si ridistribuisce…
In un’altra occasione, pur di farla contenta, entrai in un camerino e provai un pantalone che non mi sarebbe entrato nemmeno se mi avessero fatto una liposcultura al volo. Indossai il migliore dei miei sorrisi e uscii dicendo: “mi va benissimo, mi piace!”
Lei insistette per vedermelo addosso ma cominciai a piagnucolare e a rompere le scatole dicendoche mi ero scocciata e volevo andare a casa. Inutile dire che quel pantalone non lo indossai mai, a casa si arrabbiò come una furia ma almeno le evitai lo strazio in negozio.
Con l’avvento dei cataloghi, la cosa diventò più semplice. Ordinavo sfogliando un giornale e mi accontentavo di quello che arrivata. La merce, tra la descrizione in catalogo e la consegna, subiva una trasformazione tale che, ogni volta, mi ritrovavo con un cencio in mano avente dicitura cotone 100% che, a strizzarlo, stillava petrolio. Quello fu il periodo in cui capii che non è tutt’oro quel che luccica e che la gente, pur di vendere, dice un po’ quel che cazzo gli pare.
Anche per l’ordine dal catologo permaneva il problema taglia. Non essendo standardizzate, se ordinavi taglia orca assassina ti poteva capitare un pantalone taglia poker d’ossi o una gonna modello tendone da circo. Quello, infatti, fu il periodo in cui imparai a cucire.
E così pian pian mi affrancai da mia madre e lei si rassegnò a vedermi vestita alla membro di segugio.
Non fu così facile però. Prima della mia affrancatura, stanca di questi tira e molla ogni qual volta dovevo comprare qualcosa, mia madre cominciò il lungo pellegrinaggio verso dietologi e ciarlatani vari che hanno contribuito a far di me una cicciona recidiva, complessata, disillusa e con vari scompensi ormonali. Ci tengo a precisare che parlo di mia madre ma non ho nulla contro di lei, ha fatto di tutto per rendermi migliore, per quella che era la sua idea di essere migliore. Tutto il mio disprezzo va a quella caterva di ciarlatani e professoroni, e spesso le due categorie si confondevano, che ho incontrato sulla mia strada.
Ma questo ve lo racconto la prossima volta…Non immaginate a cosa si riduce a fare qualcuno per poter perdere del peso…

martedì 26 luglio 2011

Eventi mondani

A seguito del post, comunico che alla fine sono riuscita a trovare un paio di scarpe da mettere. Un paio di zoccoletti in legno che, ad ogni passo, facevano talmente tanto rumore che pareva ci fosse un’orda di cavalli selvaggi che galoppava furiosamente nella stanza.
Se sono riuscita a passare inosservata, di sicuro non sono passata inascoltata.
La cerimonia è stata piacevole, il momento critico è stato quello della foto: risucchio delle guance per simulare un volto scavato, mento in alto per evitare l’effetto triplo mento, testa leggermente ruotata per evitare l’effetto luna piena, panza in dentro, schiena dritta e rigida, tette in fuori, ultima della fila per l’effetto: “non mi nascondo, sono solo capitata dietro!”. Insomma, una cosa molto rilassata.
Ma veniamo al dunque.
Prima del ristorante c’è stato il buffet.
Mangiare al buffet è un evento micidiale per una cicciona iperfagica.  Esistono 3 possibili reazioni:
1)       Vi abbuffate senza controllo di cose dolci e salate puntando sull’effetto simpatia mentre gli altri guardano allibiti ed esclamano “Che appetito!”. Di solito, se si prova imbarazzo, si è soliti inventare scuse del tipo: “Eh, ma son tre giorni che mangio perché ho avuto una gastrite fino a ieri…” quando invece fino a poche ore prima avete fatto colazione con un cornetto formato famiglia. Con tanto di famiglia nel ripieno.
2)       Vi vergognate a mangiare in pubblico e:
2.1) vi mettete in un angoletto senza toccare niente, sforzandovi prendete un cioccolatino minuscolo che non avete il coraggio di ingerire e, se qualcuno vi chiede perché non mangiate, rispondete con un sorriso falsissimo dicendo: “Sono sazia, mi basta questo” indicando il cioccolatino che vi si sta sciogliendo tra le dita…mentre con l’immaginazione state azzannando anche le gambe del tavolo…
2.2.) convincete qualcuno, di solito un fratello o qualche altra anima pia, a farvi un piatto pieno di ogni porcheria possibile. Piatto che, subito dopo, mangerete di nascosto per mantenere l’alibi della vostra illibatezza gastronomica.
Io sono del tipo 2.1. Solo perché non trovo mai un’anima pia.
Al ristorante la cosa è più semplice. Sei al tuo posto e il cibo te lo mettono sotto al naso. Quindi mangi quello che vuoi senza temere il giudizio altrui. Il mostro della pancia non fa altro che rassicurarti “Ehi, è il cibo a essere venuto da te, tu non c’entri nulla! E’ lui che ti sta provocando!”
Il problema si manifesta, di solito a metà pasto, quando molti dei commensali cominciano ad avvertire un forte senso di sazietà. Beati loro.
Essendo una malattia anche a carattere mentale, l’obesità si nutre  anche del fatto che il malato non avverte un vero e proprio senso di sazietà. E’ come un alcolista che beve senza sentirsi mai pieno. Si innesca un sistema di assuefazione per cui più ne hai, più ne vorresti.
Vedere gli Altri abbandonare sconsolati i piatti, è un colpo al cuore.
Voi, cazzo, non potete far vedere che andate avanti ad oltranza!
Quindi, mesti/e, cominciate a snobbare una forchettata di pasta, mezzo arrosto, un fogliolina di insalata… mentre lo stomaco piange lacrime amare.
Finite col raccogliere gli avanzi in un cartoccio da portare al cane…ma, a casa, prima di dargli qualcosa, povero cucciolo, rovisterete nel cibo, nella solitudine della vostra stanza, per cercare di riempire quel vuoto che ancora vi brontola dentro.
Ci sarà un motivo se io ho un culo a tre piazze e il mio cane è al limite dell’anoressia?

venerdì 22 luglio 2011

la zappa sui piedi o piedi di zappa?

Interrompo i racconti del passato per parlarvi del tarlo del presente relativo ad un impegno futuro, molto poco futuro dato che avverrà esattamente tra 16 ore.
Troppe poche per dimagrire di botta secca, vero??? Sono senza speranze, sob!  :-(
Domani devo presenziare ad una cerimonia.
Non presenziando mai alle cerimonie sarò quella più osservata. Sì sa che l’effetto novità è potente e che gli occhi dei miei parenti/compaesani sono più impietosi di uno scanner laser. Qualcuno riesce a fare anche le radiografie sul posto.
Sono mesi che cerco di prepararmi a quest’evento: dieta a zona, dieta ipocalorica, dieta iperproteica, digiuno. Insomma, tutte le cazzate che si fanno nella speranza di svegliarsi all’indomani “più sani e più belli”, come soleva dire Rosanna LaBertuccia…ehm, Lambertucci (quanto odio ‘sta donna ve lo racconterò in un capitolo a parte).
L’obesità non sarebbe una malattia, se la recidività e la compulsione non la facessero da padrone. Sicchè, tra chili persi e chili acquistati, mi ritrovo al punto di partenza.
A differenza di quanto penserete, il problema non è “cosa mi metto?”, anzi! Cosa indossare è già pianificato da settimane (e ancora mi entra, o meglio fino alla settimana scorsa mi entrava, poi tutto può succedere…). Il problema è: cosa metto ai piedi???
Ieri ho tirato fuori un paio di sandali bianchi, col tacco altissimo ma molto comodi. Ricordo che fino a qualche anno fa ci potevo quasi correre su! Sarebbero stati perfetti se…se almeno il piede fosse entrato :-( 
Oh, my God! Mi è ingrassato il piede!
Sì, perché anche i piedi ingrassano.
Te ne accorgi quando quel sandalino in cui il piede scivolava, fino a qualche mese fa,  come una supposta di glicerina in un sedere stitico, ora non vuole più saperne di essere profanato.
Ti ritrovi così con due pagnotte n. 40 e nessun pertugio in cui infilarle. Ti verrebbe voglia di avvolgerle nella carta stagnola cercando di convincerti che, si sa, la scarpa argentata modello vintage quest’anno va un sacco…
Il problema dei piedi quando hai qualche chilo in più (decina in più, decina in meno) non è da prendere sotto gamba (e non vuole essere una facile battuta!) perché si autoalimenta: si gonfiano le caviglie, i piedi, ti stanchi facilmente quindi di muovi di meno. Muovendoti di meno, accumuli più gonfiore, quindi si gonfiano le caviglie, i piedi, ti stanchi facilmente quindi di muovi di meno. Muovendoti di meno, accumuli più gonfiore, quindi si gonfiano le caviglie, i piedi, ti stanchi facilmente quindi di muovi di meno.
Una cosa è certa: qualsiasi cosa abbiate, se va in loop, è una cosa negativa.