Ai piedi porto il n.40. Oscillo di un numero in più o meno a
seconda del grado di cicciosità del momento.
I miei piedi sono due caciotte. Abituata a scarpe comode e
larghe, ogni minimo tentativo di ingentilirmi con l’uso di scarpe da donna con
la suola stretta e un po’ di tacco, è una sofferenza.
Le caviglie sono grosse.
Da bambina, qualcuno mi diceva che le mie caviglie
ricordavano quelle dei cavalli francesi. Da grande non ho voluto smentire la
cosa.
I miei polpacci sono un’enorme pagnotta di ciccia.
Le ginocchia sono così grandi da formare un unico tronco con
tutto il resto della gamba.
I fianchi sono ampi e accoglienti. La pancia morbidissima e
pendula è un ottimo antistress per chi volesse provare a massaggiarla.
Il pube, anch’esso ciccione, è un monte morbido e carnoso.
Le tette sono enormi. Troppo grandi anche se fossi stata
magra.
Le braccia, per non smentirmi, sono grasse. Mio cugino, da
bambina, mi chiamava Hulk Hogan per sottolineare lo spessore non indifferente
del braccio, pur non essendo muscoloso.
Le dita sono mutevoli e la fede che porto al dito me lo
ricorda: il giorno del matrimonio, complice l’afa, le dita erano salsicciotti
da grigliare a cui la fede andava stretta; oggi che è fresco e le dita sono di
dimensioni normali, la fede scivola pericolosamente via.
Il viso è tondo.
Complice qualche chilo perso, ho perso due dei sottomenti
che avevo. Ora ne resta uno solo.
Sui lati del volto si nota un accenno di curvatura sotto gli
occhi: se fossi magra avrei gli zigomi ben definiti.
Gli occhi spariscono un po’ dietro le occhiaie onnipresenti
ma sarebbero pronti a saltar fuori se riuscissi a perdere per strada un altro
po’ di peso.
Per un’ironia del destino, sono l’unica cosa sottile che ho.
Così come la pelle è l’unica cosa secca che c’è nel mio
corpo.
Ho poca cura nel vestire e nel trucco. Combatto con
risultati alterni gli effetti dell’irsutismo.
Eppure…
Eppure, nonostante il disprezzo di molti e, in primis, il
disprezzo che io stessa ho provato per questo mio enorme corpo, ho imparato ad
accettarmi.
E soprattutto, amore mio, tu hai saputo amarmi.
Grazie.