venerdì 7 giugno 2013

Quando il gioco si fa duro...

“…e dai, assaggiane un pezzettino!”
“NO”
“…e dai, cosa vuoi che ti faccia una cucchiaiata!”
“NO”
“…e dai, ma proprio oggi dovevi stare a dieta?”
“NO …cioè, Sì! ma un padellata di cavoletti tuoi non te la fai mai???”


Quando decidi di dare una svolta alla tua vita, il MALE assume spesso le sembianze di un amico, di un conoscente o di un parente che sia, incapace di impegnare i propri neuroni in attività che riguardino la sola sua vita privata, dedicandosi spesso a rompere le uova nel paniere della malcapitata di turno.
Appena decidi di metterti a dieta, come già discusso in precedenza, diventi una sorta di critico culinario a cui tutti si sentono in dovere di far provare le proprie leccornie. Se sei abbastanza forte e motivato da dire di no, immancabilmente, fastidiosamente, la risposta che ti arriva è: “…solo un pezzettino, che ti fa???”
Qui scatta la viulenza.
Mentale ovviamente.
Anche se qualcuno qualche mozzico sul naso se lo meriterebbe proprio.
Io non voglio il tuo cibo. Quale concetto di “NO” non ti è chiaro?
Io sono composta di “assagginii”. Il mio grasso è una stratificazione litoide di degustazioni culinarie. Ogni lardello che mi compone è mattoncino Lego costituito da assaggini a dritta e manca, cucchiaiate, pezzettini…
E’ qui che l’obesità palesa il suo status di malattia.
Per una “persona normale”, senza patologie o fisime mentali a sfondo mangereccio, un assaggino sarebbe una cucchiaiata. Per me è la rottura di un argine mentale, una diga che è difficile ricostruire.
E così l’assaggino diventano due, tre, dieci, cento, mille.
E’ come mettere un ex alcoolista a fare il sommelier.
E poi subentra la sindrome del “tanto ormai”. Ho sgarrato? Sono ingrassata di nuovo? Ho mangiato troppo? Continuo a farlo, tanto ormai… E c’è ben poco di razionale in tutto ciò.
Se in una “persona normale” è il cervello che invia impulsi alla mano affinché prenda o lasci il cibo, nel mio caso lo stomaco sabota i neuroni, li spegne e muove la mano come… avete presente quelle macchinette piene di peluche in cui, con una pinza, cerchi di afferrare tutto l’afferrabile?
Ecco, avete capito.
 ‘ndo cojo, cojo. Il gergo romano, non sbaglia mani.
E un semplice, innocuo, imprevisto extra diventa un’orgia di cibo, un circolo vizioso che diventa sempre più difficile da rompere.
Riuscireste a far capire tutto ciò alla mano inconsapevolmente tentatrice che ti porge il cibo?
No. Io almeno non ci sono mai riuscita.
Quindi mi limito a rispondere con un tono perentorio, mostrando i denti e minacciando un’incazzatura imminente.

Che poi sarebbe tutto più semplice: